testo: Claudio Mariotti
regia: Maria Giulia Campioli
con: Antonio Amore, Katiuscia Bonato, Maria Giulia Campioli e Claudio Mariotti
luci ed elementi di scena: Pacifico Simeoni
realizzato con il sostegno del Comune di Tarcento
L’emigrazione è aspettare. L’emigrazione è andare per ritornare e tornare a partire. L’emigrazione è un rito che ti rende nomade. Un nomadismo interiore. L’emigrazione è andare in giro per il mondo a fare case agli altri mentre la tua cade a pezzi. Perché una casa non è fatta solo di mattoni. Una casa è fatta di chi ci sta dentro. E quando una casa è vuota, cade a pezzi anche se è nuova.
Due giovani qualunque: l’amore, le preoccupazioni, le speranze. Il rapporto con l’emigrazione, sempre presente, come l’alba e il tramonto, cui è quasi impossibile sottrarsi.
Niente musiche. Poche luci. Quattro sedie, quattro valige, quattro oggetti. Quattro attori. Il disegno di un ambiente in continua evoluzione. Il tempo di lanciare in aria una monetina, capovolgere una sedia e tutto si trasforma. La casa diventa stazione, treno, frontiera, lavatoio, piazza… tutto cambia di continuo. Dentro e fuori.